In un indefinito momento della preistoria nacque la musica: i suoni ed i ritmi naturali che avevano accompagnato gli esseri umani lungo il sentiero evolutivo, divennero modelli d’ispirazione per la realizzazione di composizioni semplici ed essenziali.

Molto tempo è trascorso da quel lontano giorno e la musica ha assunto nei secoli mille forme, accompagnando l’umanità nei momenti sacri e profani; nella pace e nella guerra; nell’eros e nella meditazione; nella gioia e nella tristezza. L’arte dei suoni è scesa nell’intimo dell’essere umano indagando, rappresentando e stimolando sentimenti; evocando stati d’animo, sensazioni ed emozioni; creando immagini ed alimentando ricordi.

Il ritmo e la musica, hanno generato la danza, così che corpo, mente e spirito, hanno potuto esprimersi contemporaneamente in un attimo d’unità.

La Psicodanza nasce con il preciso intento di rappresentare questo viaggio nell’interiorità e nel mondo, creando o utilizzando composizioni che si snodano come spirali su diversi livelli: la musica, il canto, il testo, la teatralità. L’intento è di accompagnare l’ascoltatore lungo un cammino ricco di stimoli che lo metteranno in contatto con il suo universo simbolico.

La musica ed il ritmo, sono i depositari della nostra tradizione, essi contengono la rappresentazione del mondo e delle forze che in esso si manifestano: la vita e la morte, il ciclo delle stagioni, l’amore e la passione, la saggezza e la follia, i cicli cosmici, le forze universali, la materia e lo spirito, l’azione dei contrari…

Il suono, il canto, il movimento, la danza, divengono i canali attraverso i quali i simboli atavici prendono vita e forma, si esprimono e si manifestano, entrando in risonanza con l’immaginario di chi ascolta, aprendo le porte del tempo del sogno.

L’obiettivo della psicodanza, è quello di creare le condizioni per realizzare un evento Antropocosmico che stimoli il desiderio di stare “qui ed ora” nel modo più intenso possibile; il rito è lo strumento più antico utilizzato dagli esseri umani per ottenere quest’intensità.

La Psicodanza affronta questo mistero attraverso una rappresentazione che sia contemporaneamente rito, gioco, atto magico, sogno e momento di partecipazione, per realizzare la diretta convocazione del “qui ed ora”.

Nella Psicodanza la musica diviene la colonna sonora dell'immaginazione e delle visioni che ci appartengono, quindi il suono può essere proposto in modi differenti, in funzione dell’obiettivo che si desidera raggiungere:

  • Musica che suggerisce un ambiente preciso, una situazione culturalmente definita e riconoscibile, al fine di determinare una visione specifica.
  • Musica che propone libere associazioni, ottenute attraverso lo stesso principio ideativo che permette di riconoscere animali, vegetali, persone, oggetti, luoghi reali o fantastici, nella forma delle nuvole.

La scelta dei temi musicali si snoda attraverso un percorso che fa riferimento all'antica tradizione dello sciamanismo, al mantra yoga, alla musica mistica orientale e occidentale, alla musica etnica, all'avanguardia del rock metropolitano, alla musica elettronica, alla musica classica.

Stati di Coscienza REPS

La Psicodanza stimola stati di coscienza REPS (Representative Emotional Peculiar State), ossia stati di coscienza rappresentativo-emotiva, attraverso i quali si accede ad una profonda consapevolezza di se stessi.

La chiave d'accesso alla maggior parte degli stati particolari di coscienza, se escludiamo l'ingestione di sostanze naturali o chimiche e la disfunzione sul piano fisiologico, sembra essere collegata ad una variazione del livello partecipativo e della descrizione della realtà.  Lo stato partecipativo, che maggiormente favorisce l'allontanamento da uno stato di coscienza ordinaria base, è uno stato di coscienza attivato dalla rappresentazione mentale in seguito a stimolazione emotiva. Entrando in uno stato partecipativo di tipo REPS, si producono nella persona una serie di cambiamenti in funzione del suo stato fisico, psichico e spirituale; tali trasformazioni, sono attivate da uno o più stimoli emotivamente rilevanti per il soggetto e dalla focalizzazione della sua attenzione/consapevolezza su di una rappresentazione mentale. La specifica evoluzione/connotazione dell’esperienza REPS (mistica, meditativa, onirica), sarà determinata dall'interazione dei vissuti emotivi con le immagini mentali e la descrizione del mondo in cui la persona si muove.

La condizione REPS è uno stato d’elaborazione del pensiero distinto da quello della veglia, diverso da quello del sonno ortodosso e del sonno REM, differente da quello ottenibile con particolari farmaci o droghe; è quindi unico e tipico nella sua unicità. Le ultime scoperte correlano tale stato ad una prevalente attivazione dell'emisfero destro del cervello rispetto al sinistro. Sembra lecito supporre che le esperienze della transe, della reverie, del sogno e degli stati REPS siano tutte caratteristiche dell'emisferico destro, mentre le funzioni razionali, logiche e verbali, siano caratteristiche dell'emisfero sinistro. L'elenco che segue mostra le differenze nel funzionamento emisferico rilevate da M.H. Erikson tra l'esperienza di transe e di veglia (“Tecniche di suggestione ipnotica”, M.H. Erikson, E.L. Rossi, S.I. Rossi; pp. 343-346, Astrolabio, Roma, 1979).

Emisfero Sinistro (veglia)

  • Linguistico
  • Logico-grammaticale
  • Razionale
  • Astratto
  • Analitico
  • Diretto
  • Focalizzato
  • Fatica

Emisfero Destro (transe)

  • Mimico, cinestesico, musicale
  • Visivo-spaziale
  • Intuitivo
  • Letterale-concreto
  • Percettivo-sintetico
  • Spontaneo
  • Diffuso
  • Riposo

È facile intuire, a fronte di queste considerazioni, come la Psicodanza possa favorire l’insorgere di uno stato di coscienza REPS, soprattutto perché la musica è una competenza quasi esclusiva dell’emisfero destro.

È importante, a questo punto, fare alcune considerazioni inerenti al Sogno Lucido.

Il Sogno Lucido

Nell'antichità, il primo a citare il sogno lucido è Aristotele, che scrive: “Spesso, quando dormiamo vi è qualche cosa nella coscienza che dichiara che quello che ci si presenta è solo un sogno”. Una seconda citazione illustre la ritroviamo nel 415 dopo Cristo ed è Sant'Agostino a farla, riportando in una sua lettera l'esperienza di Gennadio, medico Cartaginese, il quale narra un episodio di sogno lucido da lui sperimentato. Già nell'ottavo secolo, i maestri di yoga tibetani, praticavano e insegnavano tecniche atte a realizzare uno stato di consapevolezza lucida durante il sonno. Secondo questi maestri, con l'esercizio, è possibile raggiungere la capacità di sognare qualsiasi esperienza avendone piena consapevolezza e controllo; l'obiettivo è di raggiungere la gran consapevolezza che tutto è irreale come i sogni.

Nell'islam del XII secolo, è il sufi spagnolo Ibn El Arabi a parlare di sogno lucido e dell'importanza che quest'esperienza può avere nella vita di una persona.

Il XIX secolo è stato un periodo in cui i sogni erano poco considerati, quindi è particolarmente rilevante scoprire che nel 1867 il marchese d'Hervey de Saint-Denys pubblicò un libro intitolato “I sogni e come guidarli”. Nel libro sono documentati più di vent'anni d’esperienze oniriche, Saint-Denys iniziò a trascrivere i propri sogni all'età di tredici anni e col trascorrere del tempo imparò prima a rendere più vivido il ricordo dei sogni, quindi ad essere consapevole di stare sognando, poi apprese a svegliarsi a comando e infine divenne in parte capace di dirigere l'andamento dei sogni.

Il XX secolo diede importanza ai sogni, soprattutto grazie all’opera d’autori quali Freud e Jung, nonostante questo, la maggioranza degli studiosi del ‘900 considerò con sospetto l’esperienza del sogno lucido; per dimostrare scientificamente l’esistenza di questo fenomeno furono necessari gli esperimenti svolti, a partire dal 1977 presso la Stanford University, da S. LaBerge. Lo studioso, come molti altri ricercatori del sogno lucido, s’interessò a questo particolare evento onirico in seguito ad esperienze personali. Fin dall'età di cinque anni sperimentò sogni coscienti e, diventato adulto, decise di occuparsene come uomo di scienza.

Abbiamo visto che i nostri emisferi cerebrali svolgono compiti specifici e tra loro differenti; LaBerge decise di verificare se questa specificità perdurava durante il sogno lucido, egli scrive: “Decidemmo di confrontare il contare in sogno con il cantare in sogno, attività che si suppongono impegnare rispettivamente gli emisferi sinistro e destro” (S. LaBerge, “Sogni Coscienti”, Armenia, 1988, p. 82).

LaBerge riuscì a dimostrare, usando come soggetti se stesso e altre due persone, che il cervello mostrava gli stessi modelli di attivazione selettiva durante il canto ed il contare, nel sogno REM come nella veglia. Le ritmiche onde alfa sono generalmente interpretate come indizio di un cervello in riposo o inattivo; se uno degli emisferi è più attivo, l'altro emisfero, mostrerà una maggiore presenza di onde alfa. Nell’esperimento, l’aspettativa di La Berge era di trovare maggiore attività alfa nell’emisfero sinistro durante il canto, e maggiore attività alfa nell’emisfero destro durante il contare, e fu proprio quello che riscontrò.

Ritengo quest’esperimento particolarmente importante; esso, infatti, definisce meglio il discorso sul funzionamento dei sogni e non soltanto su quello.

Molti hanno supposto che i sogni e gli stati particolari di coscienza abbiano a che fare con l'attivazione emisferica destra e ho riportato quest’ipotesi nel presente lavoro, in effetti, i risultati sperimentali porterebbero a pensare che sia proprio così. Alla luce degli esperimenti di LaBerge mi sento di affermare che il motivo di quest’attivazione emisferica dipende dal fatto che, sia i contenuti sia il linguaggio dei sogni, sono prevalentemente legati a strutture dell'emisfero destro. Se però in un sogno sono utilizzati meccanismi riguardanti l'emisfero sinistro, come  appunto  il  far di  conto, questi si attiverà. I due emisferi cerebrali diventano quindi strumenti utilizzati dai processi psichici dei sogni, esattamente come avviene nei processi realizzati in stato di veglia e non produttori dei sogni stessi. A mio avviso lo stesso discorso vale per gli stati REPS: cercando il meccanismo attivatore nella prevalenza emisferica, si è tratti in inganno. I nostri emisferi cerebrali si adeguano al tipo di richiesta auto o etero indotta e si attivano in base al compito che devono affrontare. Nello stato di coscienza REPS ottenuto attraverso la Psicodanza, il danzatore sperimenta esperienze che si avvicinano come intensità e nitidezza, a quelle del sogno lucido: è in contatto diretto con il proprio universo simbolico e con le dimensioni profonde del suo essere, senza perdere lucidità e mantenendo la piena gestione dell’evento.

Come si pratica la Psicodanza®

La Psicodanza si pratica normalmente in gruppo; è consigliabile un abbigliamento comodo ed è necessaria una bandana, l'esperienza si svolge, infatti, ad occhi bendati, questo per due motivi: realizzare uno stato di maggiore contatto con se stessi eliminando le interferenze del mondo circostante; evitare il disagio dovuto al timore di essere osservati dagli altri membri del gruppo.

Per molte persone è difficile esprimersi attraverso il movimento, in questi casi l’esperienza si può svolgere in forma statica, diventando chiave d’accesso per un futuro coinvolgimento corporeo.

La Psicodanza può essere effettuata anche individualmente, in questo caso è consigliabile, immediatamente dopo la conclusione dell’esperienza, trascrivere il contenuto delle visioni e delle sequenze percepite, perché, proprio come nei sogni, è molto frequente che il ricordo svanisca rapidamente.

Nelle situazioni di gruppo, a conclusione dell’esperienza, si realizza un momento di condivisione, durante il quale le persone si confrontano su quanto è loro accaduto, sia con il conduttore sia con gli altri partecipanti. È un momento importante, per questo motivo è consigliabile, anche per chi realizza individualmente la Psicodanza, creare momenti di confronto con altre persone.

È sicuramente utile per chi pratica lo yoga, la meditazione, o altri percorsi analoghi, prima di iniziare la Psicodanza, realizzare la propria centratura collocandosi in uno stato di quiete e rilassamento. È in ogni caso importante, prima d’iniziare l’ascolto, porsi in uno stato d’animo sereno e rilassato.

La musica utilizzata per la Psicodanza è molto indicata come sottofondo per la realizzazione d’esperienze meditative, per il sogno da svegli guidato, per le esperienze di ricerca interiore.

La scelta dei brani musicali è determinata dal tipo d’obiettivo che l’ascoltatore si pone. Abbiamo visto in precedenza che, nella Psicodanza, è possibile determinare una situazione definita e riconoscibile, al fine di realizzare una visione specifica; in altri casi, la musica agisce come stimolo proiettivo per ottenere libere associazioni.

La Psicodanza viene realizzata con musica dal vivo, in serate condotte dal gruppo “Il Tempo del Sogno”, di cui faccio parte.

Per diventare conduttori di serate e seminari di Psicodanza, è necessario seguire un percorso di formazione presso il centro ALTROVE.

PSICODANZA

Ресурс Facebook Twitter LinkedIn Email

© 2018 Altrove Punto Esteso