Il mazzo dei Tarocchi è costituito da 22 carte dette Arcani Maggiori e da 56 carte dette Arcani Minori; questi ultimi si dividono nei quattro semi tipici dei mazzi italiani: denari, spade, coppe e bastoni. Ogni seme segue la numerazione dall’uno al dieci con l’aggiunta di quattro figure: il fante o valletto, il cavaliere, la regina ed il re.

Sull’origine dei Tarocchi vi sono pareri tra loro discordi, molti ritengono che gli Arcani Maggiori nascano come carte da gioco nelle corti italiane in epoca rinascimentale; altri attribuiscono alle ventidue Lame un’origine molto più antica, sino ad oggi però nessuno ha saputo determinare in modo certo il tempo ed il luogo della loro origine.

Nel 1332 il re Alfonso di Castiglia fondò un ordine cavalleresco detto della Banda e proclamò in un editto che nessuno dei cavalieri giocasse a carte o a dadi per fini pecuniari. Nel 1371 in un documento relativo ai diritti e doveri dell’Abbazia di Montecassino è citato un “ludus cartarum”, ossia un gioco di carte. Nel 1392, compare in Francia, nel registro dei conti di Claude Poupart, tesoriere di Carlo VI, il pagamento al pittore Jacquemin Gringonneur di 56 soldi parigini per l’acquisto di “tre mazzi di carte ad oro e vari colori, per vincere la melanconia del re”. Di questi tre mazzi sono giunte a noi diciassette carte: sedici Arcani Maggiori, detti anchetrionfi e una figura, ma pare che la loro identificazione con le carte di Carlo VI di Valois sia erronea, in realtà sono stati probabilmente eseguiti a Ferrara tra il 1470 ed il 1480 circa.

Non esistono quindi in Europa menzioni dell’esistenza di mazzi di carte, prima del 1332. Questo non significa che non esistessero, anzi, è probabile il contrario; la promulgazioni di leggi contro l’uso di carte da gioco, permette di ipotizzare che il fatto avvenisse a seguito della diffusione abbastanza estesa delle stesse. Le prime notizie sull’uso di carte da gioco riguardano un mazzo chiamato Kwan-P’Ai  comparso in Cina nel 1200 a.C. e derivato da un passatempo simile al nostro domino. In India, ancora oggi, sono in uso mazzi composti di 120 carte divise in dieci semi rappresentanti le incarnazioni di Visnù; qualcuno crede quindi nella provenienza Indo-Tartara dei Tarocchi.

In Europa la prima citazione di un ludus trionphorum compare a Ferrara nei registri del marchesato estense nel 1422. Alcuni studiosi ipotizzano che da queste prime raffigurazioni si evolverà l’attuale mazzo di carte denominato Tarocchi.

Nel 1781 Court de Gebelin, propose per primo una teoria sulla nascita degli Arcani Maggiori e li considerò originari dell’antico Egitto; essi sarebbero una rappresentazione del mitico Libro di Thot, attribuito al leggendario re inventore dei geroglifici. Tali notizie gli sarebbero state fornite da un gruppo di zingari e butteri della Camargue, nel sud della Francia. Nella seconda metà dell’ottocento, Eliphas Levi propose la teoria secondo cui i Tarocchi deriverebbero da un alfabeto occulto che gli Ebrei attribuivano ad Enoch, primogenito di Caino; egli collegò quindi gli Arcani alla Kabbalah, ossia il patrimonio dell’esoterismo e del misticismo giudaico. Altri ricercatori confermarono l’origine egizia delle lame, partendo dall’etimologia del termine Tarocchi, facendola derivare da Tar-Rosch, dove la parola Tar significa “strada” e Rosch “regale”, quindi via reale o via iniziatica. Ma la parola Tarocchi potrebbe derivare dall’arabo Tariqa, che significa “via”, “sentiero” e coincide con la denominazione del percorso ascetico dei Sufi, i mistici mussulmani comparsi nell’VIII secolo dopo Cristo. Vi sono in effetti molte analogie tra l’ideale delle vie sufiche, dove si rappresenta il mito dell’Uomo perfetto che raggiunge l’identificazione con il Creatore ed il percorso suggerito dagli Arcani Maggiori, in cui l’uno individuale si riunisce all’Uno assoluto.

Il verbo arcaico taroccare, ora non più in uso, indicava la tecnica per mezzo della quale gli orafi decoravano le superfici coprendole con una foglia d’oro battuta, a volte con motivi a losanga. Tutti i trionfi del mazzo Visconti-Sforza hanno come sfondo una decorazione di questo tipo. Questa è anche l’origine del termine francese tarotéche indica lo stesso motivo, cioè  serie di losanghe, o rombi, o quadrati  adiacenti gli uni agli altri, ancora oggi comunemente usate per il dorso delle carte da gioco. In arabo, il verbo taraqa, che significa “martellare”, ha una stretta somiglianza fonetica con la radice occidentale; può tale somiglianza fra taraqa o tariqa e taroccoessere una semplice coincidenza?

Per quanto riguarda l’origine degli Arcani Minori è probabilmente da collegare all’introduzione in Europa del Mazzo dei Mamelucchi. 

In origine i Mamelucchi erano stati deportati dagli Arabi da aree del Caucaso, della Russia meridionale e dell’Asia centrale, quindi il loro gruppo etnico e la loro lingua erano Kipchak, ma col tempo si adattarono completamente ai loro datori di lavoro, cioè si convertirono all’Islam ed appresero l’arabo. Sono spesso descritti come mercenari, piuttosto che come schiavi; in ogni caso, generazione dopo generazione, salirono fino alle cariche militari di grado più alto, e divennero abbastanza potenti da rivoltarsi contro l’ultimo sultano ayyûbide, creando nel 1250 il primo regno mamelucco. Sappiamo con assoluta certezza che le carte da gioco non furono inventate dai Mamelucchi, né dai loro predecessori, gli Ayyûbidi, ma che giunsero da un’area più ad oriente. Nel tardo XIII secolo le carte erano già diffuse nelle terre cinesi governate dai Mongoli, troppo lontano dall’Africa nord-orientale per invocarne un’origine araba. Invece, tanto il sultanato ayyûbide che l’impero mamelucco, ebbero numerosi contatti con l’Asia centrale, in particolare, erano adiacenti alla regione persiana del territorio mongolo.

Ciò assume particolare importanza, perché anche in Persia esistevano carte da gioco chiamataGanjifa. Quindi è molto probabile che le carte ayyûbidi e mamelucche fossero state modellate su uno stile tramandato dall’Asia centrale, che aveva attraversato la Persia, oppure aveva aggirato questo paese.

Nel mazzo Mamelucco, non esistono Arcani Maggiori, ma vi sono cinquantadue carte divise in quattro semi che comprendono i valori da uno a dieci più tre personaggi: malik, il re, il maggiore; nâib il viceré; nâib thanî il viceré in seconda, il minore. Nessuna figura è rappresentata graficamente per via del precetto islamico di non riprodurre figure umane e, per lo stesso motivo, non vi sono figure femminili.

Il primo seme è Darâhim, plurale di Dirahm, una tipica valuta araba di antica origine greca: la dracma e corrisponde ai Denari. Il  secondo seme è Suyûf e rappresenta evidentemente scimitarre inguainate nei loro foderi. Le spade. Il terzo seme è Jawkân: sembrano mazze da polo, la cui forma è lunga e stretta, con un’estremità ripiegata ad angolo e orientata verso l’alto; essi senza dubbio ispirarono i Bastoni, ma né gli spagnoli né gli italiani conoscevano il polo! L’ultimo seme è Tûmân, un vocabolo derivato dalla lingua turca della popolazione Kipchak e vuol dire “diecimila, miriade”, ma viene anche usato col significato generico di “moltissimi, una gran quantità”. Quindi il seme di Tûmân non avrebbe trovato corrispondenza in alcun tipo di carte occidentali, se il suo segno non fosse stato a forma di coppe o calici dorati! Questa forma in apparenza non ha  alcuna relazione  col nome, è però ipotizzabile che  l’attinenza esista perché nella nostra ed in altre culture, la coppa è legata al concetto di abbondanza: dalla cornucopia greco-romana, alla sacra pentola celtica, concludendo con il Santo Graal.

È interessante notare che nel mazzo di carte da gioco definito “Napoletano”, manca la regina, sono invece presenti fante, cavaliere e re; questo dato potrebbe confermare l’ispirazione turco-araba nell’elaborazione delle carte napoletane.

Ho sempre pensato che tutte le teorie e le ipotesi sui Tarocchi contenessero, come spesso avviene, verità ed errori. I Tarocchi sono un sistema completo e racchiudono un loro messaggio peculiare, è quindi limitante interpretarli attraverso altri sistemi, quali l’ipotetico libro di Thot, la Kabbalah o chissà che altro. 

Nel Buddhismo e nella filosofia Platonica, possiamo trovare contenuti rilevabili anche nelle parole di Gesù; Cristo è nato dopo Buddha e Platone, quindi potremmo interpretare il suo messaggio utilizzando i due modelli precedenti o addirittura potremmo sostenere che ha copiato! Noi sappiamo però che non è così. È possibile invece pensare che i tre i maestri abbiano attinto, attraverso percorsi molto diversi, ad un principio comune che origina nell’interiorità umana, nel trascendente oppure in entrambe le cose. Sono convinto che per i Tarocchi sia necessario utilizzare un approccio identico, se poi fossero antichi come sembrano affermare alcune teorie, potrebbe essere vero il contrario e cioè che sono gli altri sistemi ad essersi ispirati ai Tarocchi. Ritengo che al principio vi fossero due diversi tipi di carte: un mazzo costituito dagli Arcani Maggiori  di  origine non chiara e un altro mazzo, costituito dagli Arcani Minori, di provenienza orientale e rielaborato da Arabi e Turchi; i due mazzi si sarebbero poi riuniti per crearne uno. È possibile ritenere che il mazzo dei Tarocchi sia nato dal raffronto tra Cristianesimo, Ebraismo, Islam e recupero del patrimonio delle conoscenze antiche, inclusi Greci ed Egiziani.

APPROFONDIMENTI:
Viaggio della Conoscenza
Il Cerchio dei Tarocchi

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